Poter disporre di una indicazione quantitativa in merito alla produzione di biogas di una discarica è determinante per tutte le fasi di vita della discarica stessa sino ad oltre 30 anni dopo la sua chiusura definitiva.
Se il biogas prodotto nell’ammasso dei rifiuti non prende la via dei sistemi preposti alla captazione e al convogliamento esso troverà vie preferenziali di migrazione sino ad arrivare a disperdersi in atmosfera sotto-forma di emissioni diffuse o, ancor prima di arrivare a fuoriuscire in atmosfera, esso potrà dar luogo a fenomeni di sovrapressione all’interno del corpo di abbancamento dei rifiuti con ulteriori problematicità in termini di rischi ed impatti ambientali e di sicurezza.
Il biogas captato inoltre, essendo caratterizzato dal macro-componente metano, è considerato un gas infiammabile e se viene avviato a trattamento di recupero energetico (in motori, turbine, ossidatori, ecc…) può garantire introiti economici.
Se consideriamo che è veramente difficile ritenere il rifiuto, nonché l’ammasso dei rifiuti stoccati in discarica, alla stregua di una ‘materia prima’ avente caratteristiche note e costanti, che l’ambiente di degradazione e fermentazione dei rifiuti (la discarica) assume connotazioni differenti in funzione di numerosi parametri non sempre noti e comunque poco controllabili e che le simulazioni del fenomeno di biogassificazione dei rifiuti condotte in laboratorio hanno ottenuto risultati interessanti ma spesso non omogenei, si capisce perché nel corso degli anni sia sorta la necessità di avere a disposizione dei modelli di stima previsionali della produttività di biogas di discarica.
La letteratura tecnica mette a disposizione diverse modellistiche classificate secondo tipologie principali (Damiani e Gandolla, 1992), distinguendo modelli empirici, modelli stechiometrici, modelli biochimici, modelli ecologici, ecc…
Per esperienza diretta riteniamo molto valido il modello elaborato dall’esperto italiano Enrico Magnano nel corso della sua attività trentennale in centinaia di discariche in tutto il mondo, denominato modello BIO-7 oggi evoluto in BIO-8.
In definitiva, poter disporre di dati attendibili sulla produttività di biogas (LFG) nel tempo, permette al gestore di operare le migliori scelte tecniche progettuali, costruttive, gestionali e post-gestionali per le discarica stessa, affrontando il duplice effetto ambientale del biogas:
se captato e sfruttato può essere una potenziale fonte di energia alternativa grazie alla suo elevato contenuto di metano; d’altra parte può produrre un impatto ambientale significativo quando viene rilasciato nell’atmosfera, poiché il metano è il secondo gas serra più importante dopo l’anidride carbonica, con un GWP 28 volte superiore a quello della CO2